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Tavolo Media, Relazione finale

Il Tavolo Media, nel corso della giornata, ha focalizzato l’attenzione sull’esigenza di ripensare l’equilibrio tra privacy e libertà d’espressione, dando maggior valore (anche economico) ai dati e coltivando tutele giuridiche e forme di autodisciplina degli utenti.  In questa prospettiva ha individuato tre sfide e tre azioni che sono riassunte nella seguente relazione.

RELAZIONE FINALE

Il contributo del nostro panel all’evento del 23 settembre al Museo di Pietrarsa (Napoli), finalizzato a lanciare tre sfide per i prossimi 5 anni nell’ambito del rapporto tra media e privacy, potrebbe incentrarsi sui seguenti nuclei tematici:

PROFILI REGOLATORI E DI MERCATO: stimolare le istituzioni a individuare nuovi punti di caduta nella declinazione pratica delle regole dettate per i nuovi media, con l’obiettivo di monitorare gli elementi anti-competitivi derivanti dall’uso dei dati da parte delle piattaforme social. Si ravvisa che attualmente tale uso genera spesso disparità di trattamento penalizzanti per i media tradizionali, mentre occorre garantire un equilibrio competitivo attraverso la corretta applicazione della normativa sulla privacy, la cui minore o maggiore osservanza finisce per incidere in maniera decisiva sul business dei media. Il ragionamento sul punto deve tenere conto dell’esigenza di valorizzare, anche sulle piattaforme web e social, i contenuti di qualità, e punta ad analizzare la sostenibilità degli attuali modelli di business con riferimento al trattamento dei dati anche per finalità pubblicitarie. In questo contesto è altresì auspicabile che l’introduzione dell’equo compenso in materia di copyright, sulla base degli accordi assicurati dall’interlocuzione tra Governo, Fieg, Google e altri stakeholder, possa contribuire a realizzare un mercato più equilibrato sul piano economico e maggiormente rispettoso degli autori delle opere creative e del valore dei dati immessi nei circuiti mediali.

PROFILI DEONTOLOGICI: avviare un percorso condiviso tra Garante privacy, Ordine dei giornalisti e altri attori della filiera di produzione e distribuzione delle notizie che conduca a una revisione del Codice deontologico del 1998 relativo al trattamento dei dati personali e sensibili nell’esercizio dell’attività giornalistica. Ciò al fine di assicurare un adeguato bilanciamento tra il diritto all’informazione e quello alla riservatezza, con particolare riferimento ai processi mediatici (rappresentazione scorretta delle vicende giudiziarie con il duplice eccesso della violazione della presunzione di innocenza e della gogna mediatica perpetua), alla tutela dei soggetti deboli, soprattutto minori, al diritto all’oblio, all’utilizzo dei mezzi fraudolenti nell’ambito del giornalismo d’inchiesta. Rispetto alle diverse modalità di acquisizione delle notizie, è auspicabile l’individuazione di sedi di consultazione periodica per fissare dei punti di equilibrio tra l’interesse pubblico alla notizia e il doveroso rispetto della riservatezza dei soggetti coinvolti, fermo restando il limite invalicabile della tutela della dignità della persona. Con riferimento al diritto all’oblio, sarebbe auspicabile un’iniziativa congiunta del Garante della privacy, dell’Ordine dei giornalisti, degli editori, dei broadcaster, dei motori di ricerca come Google e degli altri soggetti coinvolti a vario titolo nella diffusione di contenuti informativi, affinchè vengano elaborate delle linee guida in grado di contemperare il diritto all’oblio con la tutela della memoria storica dei fatti di interesse pubblico, evitando sovraesposizioni mediatiche dei protagonisti dei fatti ma anche falle nella ricostruzione delle vicende di cronaca. Vanno cioè individuati e formalizzati parametri condivisi per facilitare il lavoro degli editori e, in generale, dei titolari del trattamento dei dati nella valutazione della rimozione dei contenuti ritenuti obsoleti o non pertinenti o non più di interesse sociale. Esiste infatti un duplice rischio di depauperamento degli archivi giornalistici e di uno squilibrio tra piccoli e grandi editori, essendo i primi maggiormente esposti ai rischi economici di risarcimenti per mancata applicazione del diritto all’oblio.

PROFILI EDUCATIVI E CULTURALI: realizzare un’alleanza educativa e culturale che coinvolga il Governo, le istituzioni scolastiche, l’intero sistema dei media e gli utenti differenziati per target e per età, sensibilizzandoli sulla necessità di percorsi formativi e informativi sull’uso critico dei media e la ricerca e la verifica delle fonti, attribuendo il giusto valore ai dati e promuovendo una tutela efficace della privacy on-line. La digital transformation va governata e orientata al rispetto dei diritti delle persone, tanto più nella prospettiva del Metaverso, che mette in gioco i paradigmi tradizionali del rapporto tra privacy e libertà d’espressione. I media, attraverso un nuovo progetto educativo, devono preparare i giovani al Metaverso quale raccolta di dati esperienziali, psicologici, emotivi. Il Metaverso dev’essere una dimensione che consente di capire meglio il mondo, non di distorcelo ancora di più. In questo filone culturale si inseriscono altre possibili riflessioni su argomenti correlati quali le fake news, l’hate speech e alcuni reati on-line come il cyberbullismo e il revenge porn. Diventa centrale il ruolo dei media nell’informazione vera, credibile, responsabile, accreditata (valorizzazione delle fonti affidabili). Se un semplice click contribuisce al realizzarsi di condotte di diffamazione, pubblicazione di fake news, pirateria e reati on line come cyberbullismo e revenge porn, conoscerne le conseguenze potrebbe aiutare a limitarne la diffusione. I media possono avere un’importanza decisiva nella pianificazione, gestione e comunicazione di questi interventi formativi ed educativi per favorire la crescita della cultura digitale.

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