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Tavolo Telemarketing, Relazione finale

Il Tavolo Telemarketing, nel corso della giornata, ha individuato tre sfide e tre azioni che sono riassunte nella seguente relazione.

RELAZIONE FINALE

Prima sfida: portare a compimento l’elaborazione del “Codice di Condotta in materia di Telemarketing e Teleselling”, che dovrà essere approvato dal Garante ai sensi dell’art. 40 del GDPR, in quanto strumento di garanzia di un comportamento corretto da parte di tutta la filiera. L’adesione -volontaria- al Codice di condotta significa un atteggiamento di responsabilizzazione proattiva da parte di tutti i soggetti che operano nel settore, implica la stipula di contratti “puliti”, impone rigorosi controlli da parte della Committenza e rispetto delle norme da parte dei List Provider e dei Call Center, a partire dall’iscrizione al ROC e dalla verifica dei consensi nel Registro delle Opposizioni. Proprio nel contesto del nuovo RPO, con gli oltre 2 milioni e 700mila iscritti a quasi due mesi dall’avvio, si intende perfezionare la proposta (di recente presentata dalla Fondazione Ugo Bordoni a Mise, Agcom e Garante) di procedere alla realizzazione di un Sistema Unico di Segnalazione che permetta ai cittadini di utilizzare un portale unico per segnalare il telemarketing illegale o ingannevole, e alle Istituzioni di gestire i controlli in modo integrato ed efficace.

Seconda sfida: governare il recente proliferare di APP di blocco delle chiamate indesiderate, le cui criticità risiedono nel trattamento massivo, sia pure per dati aggregati, di tutto il traffico telefonico entrante dell’utente, nella sua possibile diffusione, nel rischio di una profilazione di cui l’interessato sia inconsapevole. Senza contare gli effetti distorsivi potenzialmente generabili da attività di sleale concorrenza tra imprese, e il ruolo di “gatekeeper” da parte dell’applicazione che decide quali chiamate commerciali possono “passare” e quali no. Auspichiamo quindi un lavoro congiunto delle Autorità di settore, delle Associazioni di categoria, degli Operatori e degli Sviluppatori di sistemi operativi per ottenere (“certificare”?) sistemi di identificazione delle chiamate conformi e rispettosi di entrambi i diritti, quello di fare impresa e quello di non essere assillati da operatori aggressivi che agiscono nell’illegalità.

Terza sfida: debellare il sottobosco di soggetti che, quasi sempre impuniti, si avvalgono delle possibilità tecniche della rete per finalità illecite, o peggio fraudolente. Pratiche come il CLI spoofing – il camuffamento del numero del chiamante- devono obbligatoriamente essere stroncate con il ricorso alle migliori soluzioni tecnologiche. Occorre una cabina di regia a cui partecipino, oltre alle Autorità di controllo e regolazione, gli Operatori e le Associazioni di categoria dei Call Center e degli stakeholders pubblici e privati al fine di integrare le informazioni e l’applicazione degli strumenti tecnologici nell’intento di raggiungere l’armonizzazione condivisa dei costi necessari per l’implementazione, secondo criteri ragionevoli che tengano conto dello stato dell’arte.

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